Salvatore Bartolotta

È il 29 luglio del 1983, sono le 8 del mattino e Salvatore è, come ogni giorno, sotto casa di Rocco Chinnici (un giovane giudice dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo), in via Pipitone Federico, ad aspettarlo, in quanto agente della sua scorta…

Salvatore Bartolotta nasce a Castrofilippo, piccolo comune della provincia di Agrigento, il 3 marzo del1935.

È un ragazzo buono e dai saldi valori e già da ragazzo ha le idee ben chiare sul suo futuro: vuole diventare un carabiniere e servire il suo Paese. Non appena compiuti 18 anni si arruola nell’Arma. Dopo i primi mesi di formazione viene assegnato prima a Caltanissetta e poi a Cefalù. 

In questi primi anni si distingue per la dedizione e la professionalità con cui svolge il suo lavoro. 

Grazie alle competenze acquisite e alla passione dimostrata, viene assegnato definitivamente al Nucleo Investigativo presso la Caserma Carini di Palermo.

In questi anni continua a distinguersi in varie operazioni e ottiene due encomi solenni: il primo nel 1958 per la condotta tenuta in un conflitto a fuoco e nella colluttazione con un pregiudicato e il secondo, nel 1967, conferito dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, per il ruolo fondamentale svolto nelle indagini che porteranno all’identificazione e all’arresto di due autori di un efferato omicidio.

Nel frattempo Salvatore si sposa e cresce, insieme alla sua Rosa Maria, una bella famiglia, animata da ben cinque bambini.

È un papà premuroso e cerca in ogni modo di essere presente nella vita dei suoi figli.

È il 29 luglio del 1983, sono le 8 del mattino e Salvatore è, come ogni giorno, sotto casa di Rocco Chinnici (un giovane giudice dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo), in via Pipitone Federico, ad aspettarlo, in quanto agente della sua scorta.

Con lui il collega Mario e l’autista, Giovanni Paparcuri. 

L’aria è calda e il sole già alto illumina le vie di una Palermo davvero bella. 

Salvatore e Mario chiacchierano tra loro, si scambiano qualche battuta in attesa che il giudice arrivi. 

Si guardano attorno, sono attenti, come sempre, ma non sanno che il pericolo arriverà da dove nessuno, sino a quel momento, può immaginare. Davanti a quel portone c‘è infatti una Fiat 126 verde, parcheggiata da molto prima dell’arrivo della scorta, imbottita con ben 75 kg di esplosivo. 

Non appena Rocco Chinnici scende e si accinge a varcare il portone, qualcuno azionerà quell’ordigno che spazzerà via in un attimo quattro vite. 

Moriranno sul colpo Salvatore, il giudice e amico Rocco, Mario e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. 

L’unico a salvarsi sarà, miracolosamente, Giovanni, che era al suo posto, alla guida di quell’auto che avrebbe dovuto accompagnare il giudice al lavoro.

La vita dell’appuntato castrofilippese viene così spezzata tragicamente da un attentato mafioso, lasciando soli, straziati dal dolore, la sua adorata moglie e i suoi cinque figli. 

Quella strage lascerà un segno indelebile nell’opinione pubblica.

Dopo un lungo e tortuoso iter giudiziario, per la strage di via Pipitone saranno condannati definitivamente all’ergastolo dodici boss di Cosa Nostra, tra i quali Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, Antonino Madonia e Giovanni Brusca. Saranno inflitte pene dai 15 ai 18 anni di reclusione ad altri quattro boss dell’organizzazione mafiosa.

A Salvatore verrà assegnata la Medaglia d’oro al valor Civile alla Memoria.

Alla sua memoria sarà intitolata, dal 27 aprile 2015, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Palermo Uditore.

Filomena, figlia di Salvatore, ricorda il padre e il suo impegno con queste parole:

“Domani quando sorgerà il sole mi sembrerà di vedere ancora papà che, puntuale come ogni mattina, esce di casa per andare dal suo amico Rocco…certa che lo rivedrò. 

Se le mie parole possono apparire quelle di chi ha voluto trovare un equilibrio di pace per meglio sopravvivere a un dolore straziante, siamo fuori strada. 

Sono fortemente convinta che ognuno di noi può fare e deve fare qualcosa. 

Lo diceva Don Pino Puglisi… i primi passi sono certamente la memoria, ma a questa deve seguire una presa di coscienza e chissà anche il “decidersi” a mettere i nostri piedi” sulle loro orme” renderà il nostro cammino più lieve.”

Filmografia

Diario civile-raiplay video: Rocco Chnnici – Palermo come Beirut