Pietro Sanua

Originario di Lavello, in provincia di Potenza, lasciò il suo paese ad appena tredici anni per andare a Milano da solo, ospite di una zia, in cerca di lavoro.

Originario di Lavello, in provincia di Potenza, dove è nato il 13 giugno del 1948, lasciò il suo paese ad appena tredici anni per andare a Milano da solo, ospite di una zia, in cerca di lavoro.

Lavorò per alcuni anni come panettiere, poi in un supermercato, mentre nei fine settimana aiutava un ortolano nei mercati. A 23 anni acquistò una bancarella, affittò la licenza da ambulante e cominciò a girare i mercati vendendo la sua frutta.

Residente a Cisliano, in provincia di Milano, divenne fiduciario dei mercati di Buccinasco, Corsico e Quarto Oggiaro, per i quali assegnava le posizioni ai venditori secondo le disposizioni delle graduatorie e dei regolamenti e verificava che le posizioni assegnate venissero rispettate. Si guadagnò subito la fama in ambito personale, professionale e sindacale per la sua onestà e correttezza: prima in qualità di segretario, poi come presidente provinciale di Milano dell’Associazione Nazionale Venditori Ambulanti (affiliata a Confesercenti); si occupò dei principali problemi dei mercati della provincia (dai sorteggi dei fiori per le fiere alle postazioni davanti ai cimiteri), gestendo regole e graduatorie per il posizionamento dei venditori; un campo dominato dalla criminalità organizzata, soprattutto per quanto riguardava l’Ortomercato di Milano e i mercati delle città di Corsico, Buccinasco, roccaforti della ‘ndrangheta.

In qualità di sindacalista, entrò nella Commissione comunale del Settore Commercio e Artigianato per la disciplina del commercio ambulante, facendo domande e pretendendo risposte. Chiese che per le feste in cui si vendevano fiori fosse potenziata la presenza della Vigilanza Urbana per controllare l’abusivismo. Propose di ridurre la metratura dell’occupazione dello spazio di ogni banco nella fiera di Sant’Antonio, per consentire a più ambulanti di lavorare. Si batté per contenere i prezzi di vendita dei fiori, per consentire a tutti di poter commemorare i propri defunti.

Prima delle inchieste ufficiali, denunciò il giro di tangenti e il racket dei fiori intorno all’Ortomercato di Milano e non solo: seguì i passi nel 1994 della fondazione della sezione di Milano dell’associazione SOS Impresa , associazione  nata nel 1991 a Palermo all’indomani dell’omicidio di Libero Grassi  con l’intento primario di contrastare criminalità e usura.

Grazie alle testimonianze raccolte da alcuni ambulanti denunciò il racket dei fiori coinvolgendo funzionari del Comune, Polizia Annonaria, associazioni di categoria e grossisti. Nella Relazione conclusiva del Comitato Smuraglia del 1992 esponenti di Confesercenti affermarono che potevano verificarsi estorsioni anche all’interno dell’Amministrazione Comunale, denunce e interrogativi ripresi anche dalla Relazione del Comitato Dalla Chiesa istituito nel maggio 1995. 

Oggetto di pressioni e minacce, continuò comunque a denunciare nelle sedi opportune le storture del sistema.

Per la sua onestà e rettitudine Pietro venne considerato dalla criminalità un nemico da far tacere, tanto che in un freddo mattino d’inverno, il 4 febbraio 1995, alle prime luci dell’alba, verso le 5:30, mentre Sanua era alla guida del sul suo furgone per dirigersi a Corsico, per allestire la bancarella del sabato insieme a suo figlio Lorenzo, di 21 anni, subì un agguato fatale.

A poche centinaia di metri dal mercato, padre e figlio notarono un’auto, una Fiat Punto marrone targata Genova, che fece inversione a U a 500 metri davanti a loro. Sanua e il figlio rimasero sbigottiti dalla manovra strana, ma, nemmeno il tempo di comprendere cosa stava succedendo, che il figlio sentì uno sparo e, complice il buio, non si accorse della dinamica dell’incidente: il padre gli cadde tra le braccia, mentre il furgone andò a sbattere contro un’altra auto. Trasportato d’urgenza in ospedale, morì dopo il ricovero.

Le prime indagini iniziano con le domande degli agenti al figlio Lorenzo, il quale, in stato di shock, cerca comunque di ricostruire quanto accaduto. Quello che appare evidente è che qualcuno ha sparato a Sanua affiancandosi al furgone con un fucile da caccia. Un fucile con le canne tagliate, una lupara.

La via Di Vittorio, in cui avviene l’agguato, è costeggiata da palazzine popolari alte nove piani che hanno molte finestre affacciate sulla strada. Purtroppo, però, nessuno degli abitanti della via dice di aver visto qualcosa, riferendo tutti il medesimo racconto, ovvero di aver solo sentito dei colpi di arma da fuoco, non dando quindi nessuna informazione utile.

Il primo atto d’indagine, come avviene sempre in questi casi, è la perquisizione da parte della squadra omicidi della casa della vittima. Dura un’ora e ha esito «negativo», ovvero non è saltato fuori niente di utile: droga, armi, soldi. I poliziotti portano via una valigetta con i documenti dell’attività sindacale di Sanua, un’agenda e alcune fotografie della curva rossonera.

Soltanto ad aprile del medesimo anno venne alla luce una diffusa rete di compiacenze e malaffare che  coinvolse larghi settori della Ripartizione Commercio e della Polizia Annonaria del Comune di Milano. Il procedimento per l’omicidio venne archiviato pochi mesi dopo, il 7 agosto 1995, su richiesta del Pubblico Ministero e da allora la lista degli indagati è ancora un foglio bianco, dell’omicidio non si sa ancora nulla, né degli esecutori né dei mandanti, anche se per il figlio Lorenzo le indagini avrebbero dovuto seguire tre filoni.

Il primo è quello dei sorteggi pilotati allora tra le mura del Comune, per gli spazi pubblici assegnati agli ambulanti, soprattutto quelli davanti ai cimiteri. Pietro lo aveva capito che il sorteggio era fasullo e, da uomo corretto, non era stato in silenzio.

Il secondo porta al traffico di droga all’interno dell’Ortomercato di Milano all’inizio degli anni ’90. Anche in questo caso tra i pochi a parlare chiaramente della cosa c’era Sanua. 

E infine le recenti indagini sull’omicidio, riaperte negli ultimi mesi, grazie all’attuale procuratore Capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, Alessandra Dolci, si sono concentrate sul territorio di Buccinasco e Corsico, roccaforti della ‘ndrangheta già nei primi anni ’90. L’anno prima della sua morte Sanua aveva avuto un diverbio in pubblico con alcuni componenti appartenenti alla famiglia di ‘ndrangheta dei Morabito, legati in qualche modo alla famiglia dei Sergi e dei Papalia, storica presenza di ‘ndrangheta nel Sud di Milano. Ma per fare finalmente luce su quanto accaduto qualcuno dovrebbe parlare, anche tra i colleghi di allora di Pietro.

Video

Intervista di Libera al figlio Lorenzo e alla moglie: https://youtu.be/dfMBNGfr5HQ

Bibliografia

M. Maestri, “Pietro Sanua. Un sindacalista onesto e coraggioso”, Quaderni SOS Impresa.

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