Antonio Montinaro

Antonio era il Caposcorta del giudice Giovanni Falcone, con cui stringe un rapporto umano oltre che lavorativo. Antonio diventa presto l’uomo fedelissimo del giudice, quel giudice che non lascerà mai, neanche il giorno dell’attentato.

Antonio Montinaro nasce a Calimera, in provincia di Lecce, l’8 settembre del 1962 da una famiglia di pescatori. È un ragazzo esuberante, estroverso e solare, che non ama studiare, ma nutre da sempre un alto senso della giustizia e si dedica spesso agli altri.   

Ancora molto giovane decide di mettersi al servizio dello Stato e così si arruola in Polizia.

Resta in servizio per quattro anni alla Questura di Bergamo, lavorando prima come operatore del 113 e poi alla sezione Volanti.

Sul lavoro così come nella vita si impegna con dedizione ed è circondato da amici e colleghi con cui stringe solidi rapporti di amicizia, tra cui la giovane Emanuela Loi, che grazie al suo esempio maturerà la decisione di passare al servizio scorte.

Conoscerà una donna, Tina, di cui si innamorerà e che sposerà. Avranno anche due bambini: Gaetano e Giovanni, con i quali Antonio è affettuoso e premuroso, e non manca di far sentire la sua vicinanza, nonostante il suo lavoro sia così impegnativo.

Per Antonio portare la divisa da poliziotto non è soltanto un segno esteriore, ma rappresenta la vera essenza di tutto il suo essere.

Si trasferisce a Palermo con la sua famiglia e, date le sue grandi qualità professionali e morali, ben presto diventerà il caposcorta del giudice Giovanni Falcone con cui stringerà un rapporto umano oltre che lavorativo. Pur consapevole dei grossi rischi personali, assolve il proprio compito con alto senso del dovere e serena dedizione. È convinto che i sacrifici e i pericoli da affrontare siano necessari per garantire la sicurezza a quel giudice che rischia a sua volta la vita per aver scelto di contrastare la mafia. Antonio diventa presto l’uomo fedelissimo del giudice, quel giudice che non lascerà mai, neanche il giorno dell’attentato.

Il giorno 23 maggio 1992 Falcone stava tornando a Palermo, come era solito fare nei fine settimana, da Roma. Appena sceso dall’aereo, Falcone si sistemò alla guida della Croma bianca e accanto prese posto la moglie Francesca Morvillo, mentre l’autista giudiziario Giuseppe Costanza andò ad occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone c’era alla guida Vito Schifani, con accanto l’agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo, mentre nella vettura azzurra c’erano Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. In testa al gruppo c’era la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisarono i sicari che avevano sistemato l’esplosivo per la strage della partenza delle vetture.

Le auto lasciarono l’aeroporto imboccando l’autostrada in direzione Palermo. La situazione pareva tranquilla, tanto che non vennero attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina guidata da Gioacchino La Barbera si affiancò alle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale; furono gli ultimi secondi prima della strage.Otto minuti dopo, alle ore 17:58, una carica di cinque quintali di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci – Isola delle Femmine viene azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione, Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina, e le aveva tolte dal cruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, premette il pulsante in anticipo, sicché l’esplosione investì in pieno solo la Croma marrone guidata da Schifani dove si trovava anche Dicillo, che fu sbalzata dal manto stradale in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza. Il 25 maggio , nello stesso giorno dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, si tennero i funerali delle vittime, a Palermo, nella Chiesa di San Domenico, ai quali partecipò l’intera città. I più alti rappresentanti del mondo politico presenti vennero duramente contestati dalla cittadinanza. 

Filmografia

Vi perdono ma inginocchiatevi, Bonivento, 2012

In un altro Paese di Marco Turco (2006)

Bibliografia 

F. Minervini, “Oltre Capaci”, Stilo Editrice , 2019

Canzoni

Giorgio Faletti – Signor tenente , 1994

Antonello Venditti – Eroi minori, 1995

Jovanotti – Cuore, 2017