Antonio Scopelliti

Entrò in magistratura a soli 24 anni: fu pm a Bergamo, Roma e Milano, e infine Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione. Si occupò di alcuni dei processi più importanti della nostra storia recente, sempre su quel filo che collega attentati di mafia e di terrorismo.

Entrò in magistratura a soli 24 anni: fu pm a Bergamo, Roma e Milano, e infine Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione. Si occupò di alcuni dei processi più importanti della nostra storia recente, sempre su quel filo che collega attentati di mafia e di terrorismo: il primo processo Moro, il sequestro dell’Achille Lauro, l’omicidio di Rocco Chinnici, la Strage di Piazza Fontana, la Strage del Rapido 904, e anche quelli riguardanti la Nuova Camorra Organizzata di Raffaelele Cutolo.

Poco prima di essere ucciso, nel marzo del 1991, Scopelliti aveva chiesto le condanne definitive per i responsabili della strage del Rapido 904 (un’ esplosione della Grande Galleria dell’Appenino a San Benedetto Val di Sambro,del dicembre 1984 che provocò 17 morti e più di 200 feriti). Ma Corrado Carnevali, giudice della Prima Sezione penale della Cassazione rigettò le richieste e rinviò ad un nuovo giudizio di appello.

Nel settembre dello stesso anno si stava preparando a rigettare i ricorsi presentati dalle difese dei grandi mafiosi condannati al maxi-processo. Nel maggio del ’91, infatti, Scopelliti aveva accettato di rivestire la pubblica accusa nel maxi-processo in sede di Cassazione.

Il 9 agosto 1991, sulla strada della frazione di Piale (Villa S. Giovanni) il giudice, a bordo della sua auto, venne raggiunto alla testa da due colpi di fucile di due uomini a bordo di una moto che lo attendevano all’altezza di una curva; Scopelliti morì sul colpo.

Secondo le dichiarazioni del pentito di mafia M. Pulito, al giudice Scopelliti avevano offerto ingenti somme di denaro per cambiare idea sulle decisioni prese in relazione al maxi-processo. In cambio del favore ricevuto Cosa Nostra si sarebbe impegnato per far cessare la seconda guerra di mafia che mieteva vittime a Reggio Calabria

Furono celebrati due processi ma non riuscirono a portare ad alcuna verità giudiziaria, perché le dichiarazioni dei 17 collaboratori di giustizia ascoltati furono dichiarate incongruenti fra loro.

Nel luglio 2012 Antonino Fiume, pentito della cosca De Stefano ed ex cognato di quest’ultimo, dichiarò che ad uccidere Scopelliti sarebbero stati due uomini su richiesta di Cosa Nostra. Fiume stilò un memoriale sulla morte del giudice e sulle modalità interne delle cosche reggine;

l’archivio dimenticato nella procura di Reggio Calabria, fu ripreso dal sostituto procuratore G. Lombardo che riaprì le indagini.

LIBRO:

  • Pecora A., Primo Sangue, Milano, BUR, 2011
  • ”Morte di un giudice solo: il delitto Scopelliti”, scritto da Antonio Prestifilippo