Giovanni Falcone

Il 23 maggio 1992 dopo che ha imboccato l’autostrada che porta a Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci, una terrificante esplosione disintegra le auto e uccide Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

Nasce a Palermo il 18 maggio del 1939 nel quartiere de la Kalsa dove gioca a pallone con Borsellino. 

Si laurea nel 1961 in Giurisprudenza e nel 1965 è pretore a Lentini, poi a Trapani.
Dal 1978 è a Palermo dove lavora prima nella sezione fallimentare del tribunale di Palermo dal 1979 comincia ad occuparsi di giustizia penale.

Il primo caso che gli viene affidato è il caso Spatola, imprenditore mafioso italo americano: un’inchiesta che, muovendo da Cosa nostra militare palermitana, passa per il mondo politico-finanziario di Michele Sindona e arriva fin negli Stati Uniti e al gruppo mafioso legato al faccendiere siciliano che fa luce su un potente associazione criminale che controlla in quegli anni il commercio mondiale della droga di cui reinveste gli enormi proventi in attività lecite dopo averli “ripuliti” attraverso le banche. Utilizza il metodo investigativo che rivoluzionerà la storia della lotta a Cosa nostra: estende le ricerche al campo patrimoniale, una via fino ad allora poco esplorata, riuscendo a superare il segreto bancario e ottiene la collaborazione di istituti di credito e finanziarie nazionali ed estere per ricostruire i movimenti di capitali sospetti.

Dopo l’attentato a Chinnici, il 29 luglio 1983, e la nomina al suo posto di Antonino Caponnetto, nel novembre dello stesso anno viene costituito il Pool antimafia di cui fanno parte oltre a Falcone, Paolo Borsellino e il giudice Giuseppe di Lello.

Nel 1985 quando trapela la notizia che l’ordine, partito dal carcere, è di uccidere Falcone e Borsellino, Caponnetto fa trasferire entrambi con le rispettive famiglie nella foresteria del carcere dell’Asinara dove vengono stese le 8.000 pagine della sentenza di rinvio a giudizio dei 476 indagati del maxiprocesso la cui prima sentenza viene emessa il 16 novembre 1987. 

Quando Caponnetto va in pensione ed è costretto a lasciare il pool, tutti si aspettano che sia Falcone a prendere il suo posto ma il Consiglio superiore della Magistratura nomina un vecchio magistrato, Antonino Meli che di fatto smantella il pool. 

Il 1989 è l’anno dei veleni al palazzo di giustizia di Palermo: Falcone viene accusato in un anonimo di aver fatto ritornare in Italia il pentito Salvatore Contorno, esponente della mafia perdente, sterminata dai corleonesi di Totò Riina; sopravvive ad un tentato omicidio nel 1989 a causa di un malfunzionamento degli ordigni esplosivi piazzati a questo fine da alcuni “uomini d’onore” di Cosa nostra.

Dopo l’attentato dell’Addaura, per diretto interessamento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, viene nominato dal Consiglio superiore della Magistratura procuratore aggiunto di Palermo ma Il clima ostile del Palazzo cresce e Falcone si rende presto conto di trovarsi isolato. Decide così di accogliere l’invito del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli a ricoprire il ruolo di Direttore degli Affari Penali al Ministero dove prende servizio nel novembre del 1991. Per garantire la circolazione delle notizie in tutto il territorio nazionale e un’azione coordinata ed efficace suggerisce con successo la costituzione di un ufficio centrale nazionale che prenderà il nome di Direzione Nazionale Antimafia, generalmente nota come Superprocura. Ma, quando Falcone viene indicato come il naturale candidato a questo nuovo ufficio, subisce l’ostilità di molti colleghi, che lo accusano di voler impadronirsi di uno strumento di potere da lui stesso ritagliato sulla sua persona.

Il 30 gennaio del 1992, con una sentenza storica, la Cassazione riconosce valido l’impianto accusatorio che aveva portato alla sentenza di primo grado del maxi processo. La Suprema Corte ripristina gli ergastoli e le condanne per boss e gregari annullati in appello.

Il 23 maggio 1992 dopo che ha imboccato l’autostrada che porta a Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci, una terrificante esplosione disintegra le auto e uccide Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

Questa strage segna l’inizio del risveglio della coscienza civile di Palermo e dei suoi giovani in particolare.

Per la strage di Capaci sono stati comminati 24 ergastoli.
Ancora oscuri rimangono i nomi dei mandanti e il presunto ruolo dello Stato. 

Filmografia

Giovanni Falcone 1993

L’attentatuni 2001

In un altro paese 2005

Giovanni Falcone. L’uomo che sfidò cosa nostra 2006

Era d’estate 2015

Il traditore 2019

Bibliografia

G. Falcone “Cose di cosa nostra” Bur

G. Falcone “ La posta in gioco” Becco Giallo

S. Angiulli “Oltre la paura” Santelli

M. Falcone “Giovanni Falcone. Un eroe solo”

S. Lodato “Ho ucciso Giovanni Falcone” Modadori

A.Bolzoni “Uomini soli” Melampo

Canzoni

F. Mangani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Artisti vari Uno sbirro qualunque

Jovanotti Omaggio a Falcone e Borsellino

F. Moro Pensa