Giuseppe Di Matteo

Ucciso a 14 anni come ritorsione nei confronti del padre Santino di Matteo, collaboratore di giustizia. quest’ultimo era in stretti rapporti con Giovanni Brusca, braccio destro di Totò Riina.

Nato a Palermo il 19 gennaio 1981, è stato un bambino vittima innocente di mafia, ucciso a 14 anni come ritorsione nei confronti del padre Santino di Matteo, collaboratore di giustizia. quest’ultimo, infatti, era in stretti rapporti con Giovanni Brusca, braccio destro di Totò Riina capo di Cosa Nostra

Santino Di Matteo, fu arrestato il 4 giugno 1993 con l’accusa di aver eseguito diversi omicidi ma da lì a poco iniziò a collaborare con la giustizia. Questa sua collaborazione permise di scoprire i nomi dei boss e degli uomini coinvolti nelle stragi di Capaci e Via d’Amelio, in quanto Di Matteo fece i nomi dei boss e degli uomini d’onore coinvolti. 

Cosa Nostra incaricò G.Brusca di rapire Giuseppe Di Matteo, il 23 novembre 1993  quattro uomini del clan dei Corleonesi, travestiti da poliziotti, lo attirarono all’uscita del maneggio che era solito frequentare dicendogli che lo avrebbero portato dal padre. In realtà lo portarono in una villa a Misilmeri (Sicilia)  dove venne rinchiuso in un bunker. 

Il 13 dicembre 1993 il padre, preoccupato per l’incolumità del figlio, valutò la possibilità di interrompere la collaborazione e provare a salvarlo, avvalendosi della facoltà di non rispondere durante un’udienza in cui era chiamato a deporre. A seguito di un incontro con un familiare, al Commissariato di Palermo, Santino Di Matteo decise di cercare il bambino alla “sua” maniera e, quando fu tradotto a Roma in Piazza Vescovio in una delle sedi della DIA per rispondere ad alcune domande, approfittò di un vuoto di sorveglianza per scappare in Umbria, dove si nascose da conoscenti, salvo poi costituirsi alle autorità locali e denunciare la scomparsa del figlio. 

Nel frattempo, il piccolo Giuseppe Di Matteo venne trasferito in varie località in Provincia di Palermo, Trapani e Agrigento e Brusca chiese anche aiuto a Matteo Messina Denaro per nascondere il bambino, che fu trasferito da Gangi a Castellammare del Golfo.

La notizia del rapimento divenne di dominio pubblico poco tempo dopo, quando un redattore vide l’immagine del bambino e un’altra in cui saltava a cavallo su una volante della polizia. Anche dentro Cosa Nostra non mancarono i contrasti: il boss Antonino Madonia affrontò a brutto muso Leoluca Bagarella nel carcere di Paliano, trovando inaccettabile il rapimento del bambino al fine di ricattare il padre. 

Grazie alla collaborazione di Santino Di Matteo, la Corte d’Assise di Palermo condannò Bagarella e Brusca come esecutori materiali dell’omicidio di Ignazio Salvo. Brusca andò su tutte le furie e ordinò a Vincenzo Chiodo, Giuseppe Monticciolo ed Enzo Brusca di uccidere il bambino, che nel frattempo era stato portato nella casa di quest’ultimo a Giambascio.

Fu così che l’11 gennaio 1996, 8 giorni prima di compiere quindici anni, Giuseppe Di Matteo fu strangolato e poi sciolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia.

Per l’omicidio furono condannati all’ergastolo circa 100 mafiosi, tra cui Giovanni Brusca, arrestato il 20 maggio 1996, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Salvatore Benigno, Francesco Giuliano e Luigi Giacalone. Monticciolo fu condannato a 20 anni di carcere, Enzo Brusca 30, Chiodo a 21 anni, Gaspare Spatuzza a 12 anni.

Bibliografia

“Il bambino che sognava i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi”, Pino Nazio, Sovera Edizioni

“Ho sconfitto la mafia e sono Vivo!”, Marina Paterna

Saverio Lodato, Ho ucciso Giovanni Falcone. 1999, Mondadori

Vincenzo Vasile, Era il figlio di un pentito. 2007, Bompiani, pag. 203

Filmografia

https://www.raiplay.it/video/2021/06/Giuseppe-Di-Matteo-il-bambino-sciolto-nellacido-da-Giovanni-Brusca-tornato-libero-cd21a08d-1945-4f19-9293-6c2883ec0f74.html

La storia di Giuseppe Di Matteo è raccontata nel film “Sicilian Ghost Story” e nella serie tv “Il Cacciatore“, trasmessa su Rai2