Lenin Mancuso

Lenin trascorre tutta la sua vita alla Squadra mobile di Palermo. È un uomo onesto ed è proprio questo senso di giustizia e di onestà a legarlo in modo profondo al giudice Terranova.

Lenin, nasce il 6 novembre del 1922 in un piccolo comune della provincia di Cosenza da famiglia antifascista. Trascorre tutta la sua vita alla Squadra mobile di Palermo. Sempre a Palermo si sposa con Antonietta e cresce tre figli. È un uomo onesto ed è proprio questo senso di giustizia e di onestà a legarlo in modo profondo al giudice Terranova.

È lui il collaboratore di Terranova quando, nel 1971, l’allora Procuratore di Marsala si occupò delle delicate indagini sul caso del Mostro di Marsala. Una vicenda tragica, che aveva visto la morte di tre bambine e che richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica di tutta Italia. Lenin con il trasferimento a Palermo, si trova a respirare l’aria pesante di una città squassata dalla violenza della mafia. Il rapporto tra Mancuso e Terranova diventa ogni giorno più intenso, più profondo, più stretto. Il 1979 è l’anno in cui questo rapporto vive il suo passaggio definitivo. È l’anno in cui Terranova decide di fare domanda per rientrare in Magistratura. Il suo obiettivo è arrivare a dirigere l’Ufficio Istruzione. È però anche un anno tragico, scandito da omicidi “eccellenti” che insanguinano le strade di Palermo, e opprimono la città in una cappa irrespirabile di omertà, di paura, di terrore. 

Terranova e  Mancuso, sanno di essere nel mirino di Cosa nostra sin da quando, nel 1970, il giudice era riuscito a ottenere in appello una condanna all’ergastolo per Luciano Leggio, potente boss dei corleonesi. Sanno che quel l’affronto Leggio non glielo ha mai perdonato. E quando si fa concreta la possibilità che Terranova vada a ricoprire l’incarico di capo dell’Ufficio Istruzione a Palermo, i vertici della Cupola decidono che è il momento di agire.

Alle 8.30 del 25 settembre 1979, il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso aspetta il giudice a bordo di una Fiat 131 per condurlo in Tribunale. Terranova scende e decide di mettersi alla guida. Imbocca una strada secondaria tra via Rutelli e via De Amicis. Quando si accorge che la strada è bloccata da una transenna si rende conto che qualcosa non va ma non ha il tempo di reagire. I killer circondano l’auto e sparano circa 30 colpi di un fucile Winchester e di pistola. Terranova ingrana istintivamente la retromarcia mentre Mancuso estrae la Beretta d’ordinanza e fa fuoco, tentando di coprire con il suo corpo quello di Terranova. Ma non c’è nulla da fare. Il giudice muore sul colpo e un poliziotto viene gravemente ferito La pioggia di piombo uccide sul colpo il giudice e ferisce gravemente un poliziotto. Terranova viene colpito alla nuca.

Lenin aveva 56 anni.

Qualche mese dopo il duplice omicidio, i condomini del palazzo di fronte al quale era avvenuto l’agguato si oppongono alla richiesta di installare una lapide commemorativa. Un diniego inspiegabile, formalmente giustificato dalla volontà di non imbrattare i muri esterni dell’edificio. Molto più probabilmente, il segno della paura che regnava in città. In ogni caso, un colpo durissimo per i familiari delle due vittime. Anni dopo, la lapide è stata apposta sulle mura di una scuola media poco distante dal luogo dell’agguato.