Masslo Jerry Essan

A 29 anni aveva deciso di lasciare la sua terra, il Sudafrica, all’epoca teatro di orrori e discriminazioni. Ma anche in Italia Jerry non trovò vita facile.

A 29 anni Jerry Essan Masslo aveva deciso di lasciare la sua terra, il Sudafrica, all’epoca teatro di orrori e discriminazioni. 

Jerry credeva nel cambiamento e sognava una società capace di accogliere e di amare. Aveva partecipato a tante manifestazioni per i diritti dei neri nella sua Africa e conosceva da vicino il dolore, vissuto per la perdita di un padre prima e di una figlia dopo. 

Jerry e suo fratello partirono per l’Italia su una nave da carico ma le cose si complicano da subito: il fratello si ammala. 

Al primo scalo Jerry scende per procurarsi le medicine e quando ritorna la nave è già salpata. Non avrà più notizie né di suo fratello né di quella nave. 

Allora vende l’orologio del padre e si imbarca su un volo per Roma. Jerry arriva in Italia il 21 marzo 1988, fa domanda per ottenere asilo politico ma gli viene rifiutata così sceglie di restare in Italia senza il permesso di soggiorno. 

Gli servono soldi, soldi da mandare a sua moglie che è rimasta in Africa e soldi per lui per poter sopravvivere aspettando il permesso di espatrio.

Viene a sapere che nella vicina provincia di Caserta, il lavoro c’è. E’ faticoso, duro, in nero, sottopagato. 

Jerry inizia a lavorare come raccoglitore di pomodori nei mesi più caldi dell’anno.

Ogni mattina, prima dell’alba, lui e una folla di neri si raduna in quella che gli abitanti chiamano tristemente “piazza degli schiavi”. Si comincia alle 4 di mattina e si va avanti per 12/ 14 ore al giorno, la paga è bassa e la notte si dorme per strada o in baracche arrangiate all’occorrenza. Alcuni addirittura trovano riparo nei loculi vuoti del cimitero.

Jerry denuncia ai microfoni del Tg2 il razzismo e lo sfruttamento di cui sono vittime le persone nere in Italia.

Anche Jerry Masslo dorme in una masseria abbandonata quando il 25 agosto 1989, in una notte calda e afosa, in quattro decidono di rapinare i salari dei braccianti. Arrivano in motorino all’alba per trovare gli africani ancora intontiti, si mettono una calza in testa e armati urlano ai “negri” di consegnare i soldi. Decine di ragazzi corrono verso le campagne. Anche lui corre, corre e inciampa ricordano i testimoni, cade quasi in ginocchio davanti ai rapinatori, alza le mani ma non consegna i soldi. Parla in inglese, una sola domanda: “Why?”, perché, e lo chiede ancora e ancora e ancora. Troppe volte. Quattro pallottole lo colpiscono all’addome e finiti i proiettili scappano sui motorini. 

Quello che avvenne dopo fu straordinario ma questo Jerry non lo saprà mai. Quel sogno di libertà che lo ha portato fin qui ha continuato il suo viaggio alimentando le speranze di tanti che come lui chiedevano una società migliore, più giusta e accogliente.

I fatti di quell’estate generarono per la prima volta un dibattito serio e necessario sulle tematiche dell’immigrazione. Fu come se tutto il Paese si accorgesse solo allora dell’esistenza di un’intera comunità. Sulla vicenda intervennero l’ONU, il Pontefice, il Presidente della Repubblica e tutto il mondo politico e sociale italiano. La Cgil chiese per Jerry Masslo funerali di Stato, che si svolsero il 28 agosto, alla presenza del Vicepresidente del Consiglio. Il Tg2 si collega in diretta. Il 20 settembre, a Villa Literno si tenne il primo sciopero degli immigrati contro il caporalato al servizio della camorra.

Il 7 ottobre 1989 si svolse, invece, a Roma la prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo e il caporalato in Italia. L’indignazione che ne generò fu tanta, tutti si sentirono chiamati in causa. Il governo varò un primo discusso tentativo di legge, la Legge Martelli, a regolamentare l’immigrazione ridefinendo come prima cosa lo status di rifugiato. Gli assassini di Jerry furono arrestati poco dopo e condannati alla pena di reclusione.

Era il 21 marzo 1988 quando per la prima volta fu chiesto a Jerry di pronunciare il suo nome. Jerry era atterrato da poco all’aeroporto di Fiumicino. Sarà ancora un 21 di marzo, il giorno in cui il nome di Jerry verrà pronunciato insieme agli altri nomi durante la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.

Nel luglio del 1991, la Corte d’assise di appello condanna in via definitiva, riducendo le pene rispetto ai 71 anni complessivi richiesti , gli assassini di Jerry Masslo, ucciso il 24 agosto 1989. Giovanni Florio è condannato a 18 anni, Giuseppe Caputo a 14, Michele Lo Sapio a 13. Il quarto appartenente alla banda, all’epoca dei fatti ancora minorenne, fu condannato a 12 dal Tribunale dei Minori.

https://www.raiplay.it/video/2019/08/La-guerra-di-Masslo—TG2-del-25081989-d956ba93-d216-48d6-9b4d-75313500c1cc.html